La funzione dell’arte figurale è quella di svelare alla coscienza del proprio tempo sempre più quanto si ignora. Il modo di rendere protagonista l’uomo di una storia nuova in cui vivere il quotidiano poggi il suo evento in divenire sui valori della creatività e non sul versato del sangue. La mente, la civiltà e l’ambiente costituiscono quella indissolubile trinomia nella quale l’operato di Giuseppe Viola, illuminato artista del nostro tempo, attiva la sua poetica imagista che tecnicamente si avvera nel dinamico espressionismo di linea e di colore che strutturano e compongono l’immagine storiografica per il Museo della Pace.

Questa collezione di dodici opere, illustra il periodo storico che abbraccia due generazioni della prima metà del Novecento; in quell’epoca la pace fu rotta due volte a livello mondiale distruggendo milioni di vite umane e mandando in fumo milioni di speranze in una vita migliore.

La pace è amore; la pace è amore dell’uomo per l’uomo; se l’uomo amasse gli altri come se stesso il mondo sarebbe sempre in pace.
La pace è vita; la pace è amore per la vita, l’amore dà un senso alla vita.
La pace è fratellanza; pace vuole dire solidarietà.
La pace è gioia, voglia di giocare, di sorridere alla vita e al mondo.
La pace è libertà; la libertà di chi vuole che anche tutti gli altri siano egualmente liberi.
La pace è sicurezza; la pace lascia tutte le porte aperte, perché sa che nessuno potrà farci del male.
La pace, che dovrebbe essere la condizione naturale dell’uomo, è invece così difficile da raggiungere al punto che a volte si deve combattere e morire per difenderla.

Giuseppe Viola